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Civiltà musicale pugliese

Glorie baresi e il Met di New York di alfredo giovine

Licia Albanese, il prestigioso soprano barese, da oltre mezzo secolo negli Stati Uniti non ha bisogno di farsi un nodo al fazzoletto per ricordarsi di Bari e del “suo” Teatro.Nelle conversazioni telefoniche intercontinentali con suo cognato e cugino Angelo Albanese, nota figura di pioniere dello sport nostrano, non tralascia di sapere come stanno le cose sulla ricostruzione del Petruzzelli e quando potrà ritornare per assistere alla risurrezione di un Lazzaro dell’arte musicale (oggi, siamo nel marzo 2010, lei ha 101 anni, n.d.r.). Oggi Licia Albanese è un personaggio ricercato invitato alle più importanti celebrazioni artistiche e musicali, dopo aver calcato il palcoscenico del Metropolitan di New York per moltissimi anni. E Licia Albanese non è stata la sola ad onorare Bari e la Puglia al Met. Se il crescente amore degli americani per il melodramma che si traduceva in autentiche fortune per i migliori, richiamò nel regno dell’opera d’oltreoceano, nomi leggendari come Caruso, Gigli, Di Stefano, Callas, Tebaldi e tanti altri artisti baresi, con identico merito, lasciarono impronte indelebili. Il primo di essi fu il tenore Giacomo Dammacco, esibitosi il 25 novembre 1915 ne Il Barbiere di Siviglia di Rossini, accolto con vero favore dalla critica e dal pubblico.Lo seguì l’allievo di Mascagni, il m° Roberto Moranzoni, figura di notevole levatura artistica che il 12 novembre 1917 debuttava favorevolmen te in Aida dirigendo al Met fino al 1924. Sotto la sua bacchetta cantarono Caruso, Gigli e i migliori del tempo ma, soprattutto, il maestro barese ebbe il grande vanto di aver tenuto a battesimo, in prima mondiale, il Trittico di Puccini che lo stimava molto. Il terzo messaggero canoro barese fu Bruna Castagna, nata a Bari il 1905 e spentasi nel luglio 1983, in Argentina. Ingaggiata in un primo tempo da Fortunato Gallo, favoloso e mitico impresario americano di opere liriche nativo di Torremaggiore (Foggia), venne poi scritturata dal Metropolitan. Debuttò con vivissimo successo in Aida il 2 marzo 1936, rimanendovi fino al 1945 con immutato favore del pubblico e della critica. L’eccezionale avvenenza e la padronanza scenica le consentirono di mettere a frutto le sue doti lasciando un segno profondo nei personaggi interpretati. Quattro anni dopo, e precisamente il 9 febbraio 1940, la nostra Licia Albanese esordì in Madama Butterfly diretta da Papi e coadiuvata da Stellmann (Pinikerton). Prediletta da Toscanini, l’Albanese segnò un’epoca felice per l’opera al Met e raggiunse il vertice con la recita commemorativa del cinquantenario di  Bohème confermando la splendida resa dell’incisione discografica dell’opera avvenuta con B. Gigli e diretta dal grande maestro. Fu un’affermazione della nostra grande interprete, culminata nella scelta fra tante stelle per partecipare alla prima trasmissione televisiva di opera lirica dal Metropolitan. La lunga carriera dell’Albanese, quindi, va messa in relazione con altri nostri eminenti corregionali, quali il compositore foggiano U. Giordano (prima di Andrea Chénier al Met nel 1920, rappresentazioni: 92 fino al 1966; Fedora: 21 rappr.; Madame Sans-Géne: 14 rappr.;), la barlettana Elisabetta Barbato (debutto: 26-11-1949 in Tosca), il direttore bitontino Vincenzo Bellezza (deb.: 4-11-1926, I gioielli della Madonna), la leccese Cloe Elmo (deb.: 19-11-1947, Il Trovatore), e l’unico fenomeno canoro nel suo genere, l’altro leccese Tito Schipa, ineguagliabile mago del melodramma (deb.: 23-11-1932: L’elisir d’amore).  Nel prestigioso teatro statunitense dal 1883 al 1966 si dettero ben 218 opere diverse con 11.078 rappresentazioni. In testa risultava Aida con 511 recite, Bohème 444, Carmen 380, Faust 362, Lohengrin 342, Traviata 330, Tosca 326, Madama Butterfly 325, Pagliacci 319, Rigoletto 312, Tristano 299, Walkiria 292, Cavalleria Rusticana 290, Tannhauser 263, I Maestri Cantori 243, Il Trovatore 242, Lucia di Lammermoor 234, Il Barbiere di Siviglia 200 ed altre. Ora se l’attesa dell’Albanese si spiega come quella di tutti i baresi legati con amore alla loro città, non deve meravigliare se i due fratelli Petruzzelli e l’ing. Messeni, dall’aldilà, staranno a vedere fino a che punto sarà servita la loro grande lezione. a. g. – 1981

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