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Civiltà musicale pugliese

NICOLA REGINELLA di alfredo giovine

Fu indubbiamente una delle più belle voci di contralto che fiorissero a Napoli verso la metà del Settecento. Dice il De Lalande nel suo Voyage en Italie che “ces voix ont èté quelque temps recherchées en Italie: Reginella, vers 1730, et Bailardo, vers 1748, eurent de la célébrité, mais ceux qu’on a vus depuis étoint médiocres et l’on n’en emploie que rarement pour les spectacles”.

Nicola Reginella (in arte anche Reginelli) nacque a Bari il 14 dicembre 1710 da Paula Corsana e da Francesco il quale gli impose i nomi di Michele Sabino Niccolò (Liber Baptizatorum n. 52 dal 1708 al 1711 (Archivio Capitolare, Cattedrale di Bari).

Minuetto Bicham’s 1738

Ebbe due fratelli, Giuseppe Saverio, (23.10.1708) e, Gaetano (14.3.1713), il quale esercitò la professione di dottore. Della sua infanzia e della sua evirazione non abbiamo notizie. Sappiamo solo che a 16 anni (nel 1726) cantava da contralto nella Basilica di San Nicola prima di trasferirsi a Napoli.

Dice Francesco Nitti di Vito “che una vera scuola di voci bianche, ossia di eunuchi, era educata in questa provincia, se si guarda al bel numero di soprani e contralti che presero parte nel sec. XVIII, alle musiche di San Nicola”.

Dalla prima notizia che abbiamo pare che nella stessa chiesa di San Nicola si provvedesse con qualche sussidio a questa educazione…”, (F.sco Nitti, ‘Niccolò Piccinni e Onofrio Piccinni’, pag. 27).

Faccio notare che quel Nicola Reginelli, che Salvatore Di Giacomo trovò convittore nel Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, tra il 1739 e il 1742, non può essere il Nostro, che già da due anni serviva la Regia Cappella(A).

Anzi fu proprio nel giugno 1739, che il Reginelli venne un giorno alle mani con il Caffarelli, mentre si trovavano con altri musici nella chiesa di Donnaromita ove si svolgeva una solenne funzione per la professione d’una Monaca Dama.

L’episodio serve a mettere in evidenza la permalosità e l’albagia di questi due notissimi ‘musici’.

Riferiva l’Uditore Generale D. Erasmo Ulloa Severino in un suo rapporto al Marchese di Salas, il 12 giugno 1739: “ (…) Nel mentre la mattina dell’8 corr. stavano sopra l’orchestra nella Chiesa di Donnaromita, ove solennemente celebravasi la funzione della professione d’una Monaca Dama, con pieno concorso di molta gente e soprattutto di Dame e Cavalieri, dovendo cantare un mottetto il cennato Caffarelli, dal violino Crescenzo Pepe si dispensarono le parti, e comechè non giungeva a darla in propria mano del detto Caffarelli, richiese l’altri musici più prossimi, che l’avessero pigliata e passata in mano del medesimo, con dire: – Date questa al Signor Don Gaetano. – Il Reginelli ciò sentendo e col supposto che detta parte si dasse al Sacerdote Don Gaetano Leuzzi, che non poteva a lui precedere, si perché quello canta di tenore, così altresì perché era andato dopo di lui, domandò chi era detto Don Gaetano. A questo il Caffarelli rispose ch’egli era il Don Gaetano Caffarelli, che doveva cantare replicandolo due volte con ciera brusca, ed il Reginelli rispose, che se egli era Don Gaetano Caffarelli, esso all’incontro era Don Nicola Reginelli, tanto che da queste parole nacque che eccederono ad offendersi scambievolmente d’altre parole pungenti e disoneste, onde indignati, il Caffarelli alzò contro di quello una picciola canna che portava in mano, nel quale atto il Reginelli alzò anche il suo bastone, ma furono trattenuti dall’altri musici; con tutto ciò il Caffarelli prese l’arco del Contrabasso, ed il Reginelli, perché se l’era tolto il bastone, si fe’ dietro l’intavolato, chiedendo la spada, e non potendo aver quella pronta, prese un pezzo di legno, che accidentalmente ivi ritrovò, e ritornando all’orchestra, s’attacarono l’uno con l’altro, dandosi alcune bastonate, delle quali ne riceverono molte gli astanti che divisero, ed in quell’atto il detto Caffarelli sguainò la sua spada, però con quella niente fece, poichè entrambi furono trattenuti, ed alle grida delle Monache, che stavano sopra al Coro, furono divisi. Qual grave scandalo e disturbo con la perturbazione dei Divini Uffici abbia potuto apportare detto fatto, lo lascio alla saggia considerazione di V. E. in una festività così solenne ed in una chiesa così qualificata di Monache Dame, tanto che il Vicario della medesima, che stava celebrando, fu necessitato farli ambedue espellere da detta Chiesa e denominarli scomunicati. Però per quanto mi si dice che il Reginelli sia stato assoluto, tanto che l’altra mattina cantò nella Cappella Reale, e che il Caffarelli sta tuttavia sospeso, con dette diligenze da me praticate ho anche inteso, che sian tra loro passati ad atti di minacce, e che il Reginelli avendo alcuni fratelli di poco buona fama, dubitavasi che avesse potuto sortire altro disordine maggiore, onde per riparare ogni male, ho fatto ingiugnere mandato de non offendendo, non meno al detto Reginelli ed uno de’ suoi fratelli, che a detto Caffarelli”.

Il fatto minacciava anche di sollevare una contesa giurisdizionale fra il giudice laico e l’ecclesiastico, dato che il Vicario Generale della Chiesa Arcivescovile aveva subito formato processo contro i due Musici ‘per lo scandalo pubblico dato in Chiesa per l’attacco tra di loro, intendendo citarli a dover comparire tra 24 ore in quella Corte, per sentirsi dichiarar scomunicati a mezzo di pubblici Cedoloni’.

Intanto l’Uditore Generale, come castigo sufficiente, e data anche la prossima partenza del Caffarelli per la Spagna, aveva ristretto i due contendenti col mandato in casa, loco carceris, fino alla partenza del Caffarelli, con una guardia di birri a loro spese. Perché il vero motivo della contesa era la gelosia del Reginella per la buona fortuna toccata al suo emulo, prescelto per andare in Ispagna, ‘a rappresentarvi nel prossimo inverno una delle Opere in musica che si preparano in Madrid per le nozze del Ser.mo. Infante Don Filippo con Luisa Elisabetta di Francia’, e proprio il 23 maggio gli erano stati contati dalla R. Tesorieria cento dobloni d’oro fiammanti, come ‘aiuto di costa’ pel viaggio che doveva intraprendere.

L’incidente si concluse così: il 17 giugno 1739, il Ministro Salas disponeva che ‘convenendo che parta subito da questa Corte per trasferirsi a quella di Spagna il musico Gaetano Caffarelli, gli permetta l’Uditore Gen.le Ulloa di partire nel giorno destinato, nonostante l’assunto della questione che verte nella R. Udienza tra il detto Caffarelli e il musico Reginelli’. E il 21 giugno: ‘Avendo il Re ordinato che si ponga in libertà il Caffarelli, vuole che anche il Reginelli si tolga dagli arresti in casa, facendogli un’ammonizione che in avvenire non succedano più simili scandalosi inconvenienti(1).

Fin dal 1737 il Reginelli era entrato a far parte dei Musici della R. Cappella, come voce di contralto, col soldo di ducati 8 e carlini 1 al mese, ma nel luglio dell’anno seguente egli rivolgeva al Re la seguente supplica.  “S.R.M.- Nicola Reginella supplicando espone esser passato in miglior vita Domenico Aquilano, virtuoso di voce contralta, come quella del supplicante che al presente ha l’onore di servire la M. S. nella R. Cappella col soldo di duc. 8 e un carlino, e perchè esso soldo per la sua numerosa famiglia è tenue, prega umilmente V. M. di qualche aumento, tanto più che esso supplicante è indefesso nel R. Servizio, avendo il grande onore di spesso cantare a solo innanzi alla sua Real Presenza, che Iddio guardi, mantenga e feliciti, sperando il tutto a grazia qual Deus”.

Ma i 10 ducati che godeva il defunto contralto Domenico Melchiorri detto l’Aquilano dal suo paese di origine, furono ripartiti fra altri musici che ne avevano più diritto (2).

Nel dicembre 1738 il Reginella rimise al Re quest’altra supplica: “S. R. M. – Nicola Reginella, musico Contralto della R. Cappella della M. S. supplicando umilmente l’espone, come per maggior sollievo della sua numerosa famiglia, che sono al numero di 17 persone, il nostro Signore Iddio l’ave provisto di andare a cantare per un solo anno da Musico di Camera presso S. A. R. di Prussia, la quale incombenza li è di sollievo, e perchè tale occasione non può abbracciare senza ordine e licenza della M. S., perciò la supplica restar servita di concederli simil licenza per questo solo anno, e lo riceverà a grazia ut Deus(3).

Risulta che il Re gli accordò la licenza per un anno, ma non sappiamo se effettivamente si recasse in Prussia. Il certo è che nel giugno 1739, quando si azzuffò col Caffarelli nella chiesa di Donnaromita, egli era a Napoli. Nell’ottobre del 1739 supplicava il Re per un aumento del soldo, in occasione della morte del Tenore della R. Cappella Diego Natoli, ma il Re dispose che l’intero soldo goduto dal Natoli fosse trasferito al Caffarelli (4), il che dovette non poco dispiacere al Reginelli, il quale il 3 ottobre del 1740 rimise una supplica al Re chiedendogli il permesso di allontanarsi per otto mesi da Napoli, sia per non perdere l’opportunità di una recita che era stata offerta, sia per aggiustare alcuni suoi interessi in casa sua

Il Cappellano Maggiore fu di parere di poterglisi accordare la chiesta licenza, col patto di ritornare a Napoli pel 15 marzo 1741, per poter intervenire alle musiche della R. Cappella per la Settimana Santa(5).

Ma alla data stabilita, il Reginelli non tornò e, suo fratello, il Dottore, ne giustificava l’assenza col seguente memoriale: “S. R. M. – Signore – Il Dr. Gaetano Reginelli, Procuratore di Nicolò Reginelli, suo fratello, musico di Contralto nella R. Cappella, prostrato a piedi di V. M., supplicando umilmente li rappresenta, come si degnò la M. S. concedergli licenza per la recita già fatta nella Città di Catania, la quale finita, subito il medesimo si partì per la volta di Napoli, ma essendo stato tre volte respinto dalle tempestose burrasche, a segno che la terza volta fu ributtato nella Città di Palermo, che per qualche tempo è stato amalato, ed essendosi riavuto, li fu proposto se voleva restare per le recite in detta città che incominciano dalla prossima primavera per tutto quest’anno, e lui conoscendo i suoi vantaggi per poter sollevare la sua numerosa famiglia, ciò non ostante non ha voluto risolvere se prima la M. S. non li concedeva la licenza, per ciò dunque ricorre alla M. S. pregandola di volersi degnare concedergliela, e l’avrà a grazia qual Deus. Io Dr. Gaetano Reginelli Procuratore supplico come sopra”.

Sua Maestà si degnò di prorogare al supplicante per un altro anno il permesso di far dimora fuori di Napoli, e che durante l’assenza, lo sostituisse D. Diego Fiore (6).

Nel novembre del 1741 il Reginelli, in un’altra supplica al Re, esponeva che “trovandosi tuttora nella Città di Palermo per aver recitato in uno di quei Teatri nella scorsa estate, vien ora richiesto a farvi la recita nel prossimo Carnevale. Supplicava S. M. che si degni concedergliene la licenza, affinché col vantaggio che ne riceverà possa maggiormente sovvenire la sua numerosa famiglia”.

Il Cappellano Maggiore appoggiò tale richiesta, dimostrando che l’assenza del Reginelli non era di alcun pregiudizio per la R. Cappella, essendo sostituito dal contralto Don Diego Fiore, e il Re accordò la proroga (7).

Ma, nell’agosto del 1742 il Reginelli supplicava ancora S. M. “come essendosi ritrovato in Sicilia per fare ivi le recite d’inverno, con avere ottenuto la proroga dalla M. S., ma poi per difetto degli Appaltatori ed Impresario che non fecero la Compagnia a tempo, di tre opere che doveansi fare, se ne fé solamente una, e mentre il Reginelli volea rimpatriarsi, l’hanno costretto a restare per la ventura està per fare le due opere non fatte, supplica perciò la M. S., per altra proroga”.  Ed anche questa volta venne accontentato (8). Senonchè, nel maggio 1743, il Reginelli esponeva al Re “di avere un comodo regio per andare e venire da Madrid, dove in un anno potrebbe procacciarsi molto per la sua povera numerosissima famiglia, e pregandola di concedergliene il permesso, lo riceverà a grazia”.

Il 16 maggio 1743 il Re prorogò di un altro anno la licenza al Reginelli, restando a sostituirlo nella R. Cappella il contralto D. Diego Fiore (9).

Dopo pochi mesi di permanenza in Ispagna, dove allora imperava il Farinelli, egli si trasferì a Lisbona, dove ebbe la vantaggiosa proposta di servire quella R. Cappella.

Egli scrisse una lettera a un suo amico di Napoli, Francesco Lignola, datata da Lisbona il 21 dicembre, per ottenergli il consenso del suo Re, che benignamente glielo accordò.

Ecco quello che scriveva all’amico: “Sono oggi 31 giorni che sono in questa Capitale, ed in arrivare scrissi a V. S., il martedì susseguente: tuttavia me la passo bene. Trovandomi in conversazione con alcuni musici, ho fatto il felice incontro con un Galantuomo Corriere di Nazion Genovese, chiamato Nicola Biagi, quale spero indrizzerà questa a V. S., com’io desidero, avendo finita la quarantena due vascelli di Malta, ho avuto l’onore di ricevere lettera di S. E. il Sig. Balio Siniscalco Stadel in data li 3 di Ottobre, e mi consiglia, se la sorte mi perseguitasse anche a Lisbona, non andassi a Napoli per la peste in Calabria, ma altrove. Spero che il flagello sarà a quest’ora cessato. Intanto qui me la passo mediocramente bene, e fo la professione con ostentazione, cantando poco ed in pochi luoghi, ed in quattro volte ho guadagnato più di trecento ducati. Scrissi a V. S. che dicesse a Gaetano mio fratello, che parlasse a S. E. D. Lelio Carafa per aver la mia licenza, acciò possa applicarmi ad altro servizio, che sia di giovamento e di riposo a me ed a miei. Se io voglio entrare a servir la Cappella qui posso far capitale di centoventi scudi il mese dalla Cappella sola, senza altro avventizio maggiore che potrei sperare. Gli raccomando mio Padre, a cui cercherà la benedizione da mia parte e per Giuseppe. Vorrei avere qualche notizia di Michele e della mia casa come sta. Mi saluterà caramente le Signore D. Reginalda e D. Celeste. Alli Signori di sua Casa li miei ossequij. La Notte di Natale canto nella famosa Chiesa dell’Italiani. La risposta di questa, V. E. l’indrizzerà in Genova al Sig. Nicola Biagi Corriero di Genova, quale avrà pensiero d’indrizzarmela a Lisbona, ed abbracciandola divotamente, mi dico di V. S.: – ed Obb. servitore – Nicola Reginelli”.

Gli venne accordata la licenza di restare a servir la Cortedi Portogallo, e il suo posto col soldo vennero assegnati al soprano Giovanni Manzuoli, anzichè al povero D. Diego Fiore, che per tanti anni lo aveva sostituito nella R. Cappella (10).

Ritroviamo il Reginella nel 1746 per breve tempo presente a Napoli, e a Venezia, dove cantò per la prima volta in quella città nel S. Giovanni Grisostomo, col tenore Albuzi e la Prima DonnaCaterina Aschieri, nella Sofonisba di Iommelli e nell’ Artaserse di Abos.

Dopo un altro periodo di cinque anni, pel quale manchiamo assolutamente di notizie, ecco la nuova della sua morte prematura, avvenuta a Bruxelles nel 1751.

L’apprendiamo da un’annotazione apposta nel Libro dei Morti della Congregazione dei Musici, alla quale il Reginelli s’era ascritto fin dal luglio 1736, cioè dall’anno in cui iniziò la sua carriera artistica: “Essendo stata chiamata Congregazione per li 5 di maggio 1752 per doversi celebrare il funerale del qm. D. Nicola Reginella, eccelente cantante di voce di Contralto, morto in Bruxelles nell’anno 1751, se li cantò l’intiero officio de’ Defunti, e doppo fattosi il Sermone, si cantò la Messa di Requie per l’anima sua, sperando che il Signor Iddio l’abbia dato luogo di salvazione per poter pregare Egli per noi, avanti il Trono del nostro Clementissimo Iddio” (11).

(riproduzione riservata – 1968)

 Si ringrazia Michel Vanwelkenhuyzen di Bruxelles che ci ha inviato l’atto di morte di Nicola Reginelli, che qui riproduciamo con trascrizione e traduzione, dal quale apprendiamo giorno e mese del funerale (la morte dovrebbe essere avvenuta il giorno prima: 15 settembre 1751).

reginella

Een lyck met 16 heeren ad Dominicanos le Sr Nicolas Reginelli musicien de la ville de Bari dans le Royaume de Naples mort près de la baille de la Cour brûlée à la Couronne impériale pro medietate pallae 3=61/2 Item pro med. Oblat. Aen deselve 0=41/2  (Un funerale con 16 persone nella chiesa domenicana per Nicolas Reginelli musicista della città di Bari nel Regno di Napoli. È morto vicino a l’entrata della Corte bruciata alla locanda “Corona Imperiale”. Per l’uso della Palla 3 £ 61/2).

N O T E

A -  DI GIACOMO SALV., I 4 antichi Conservatori di Musica in Napoli, Sandron, 1928, 2° p. 119.

1 – ARCH. STAT. NAP. – Relazione dell’Uditore Gen.le Erasmo de Ulloa Severino al Marchese di

Salas (12.6.1739) e documenti annessi – TEATRI, fasc 2°.

2 – IBIDEM – Espedienti dell’Ecclesiastico – Fasc.12, (Lugl. 1738); . Fasc. 17, (Dic. 1738); .

Fasc. 27, (Ott. 1739); . Fasc. 39, (Ott. 1740); . Fasc. 45, (April. 1741); . Fasc. 52, (Nov.

1741); . Fasc. 59, (Agost. 1742); . Fasc. 68, (Magg. 1743); 10°. Fasc. 77, (Febbr. 1744).

11 – CONGREG. PROFESSORI DI MUS. ALL’ECCE HOMO-NA – Liber Mortuorum, 1752.

 

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