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Civiltà musicale pugliese

NICOLA VAN WESTERHOUT e i suoi antenati

 Parecchie inesattezze sono state dette sul conto dei musicisti Van Westerhout e specialmente sul migliore di essi, il molese Nicola. Il primo luogo comune vuole che i Van Westerhout siano giunti a Mola al seguito di Gioacchino Murat e cioè al principio dell’ottocento, come sostenevano anche gli attuali discendenti del bravo musicista (1960 n.d.r.). I primi V. W., invece, cattolici di origine olandese, forse per motivi religiosi, si stabilirono in Italia e precisamente a Monopoli e non a Mola. La più vecchia segnalazione si trova nel catasto onciario del 1754 dove Gaspare (nato il 1706), faceva il sartore. Accanto a Gaspare risultano due figli Domenico e Onofrio, avuti dalla moglie Porzia Coleprino. Nella Minopoli o sia Monopoli manifestata, opera dell’abate D. Alessandro can. Nardelli, (Napoli, 1773, presso Vincenzo Orsino), un certo Domenico V. W. risulta prete. Nel Fra Melitone (n. 11, 5.6.1892) si afferma che nel 1742 nasceva in Monopoli un Francesco V. W. da Domenico e Camilla Saponari, ma non si dice da dove siano stati ricavati tali dati. Si dovrebbe azzardare l’ipotesi che Domenico si sia svestito da prete o che, molto più probabilmente, Francesco appartenesse ad altro ramo perché anche Onofrio era nato il 1742. Questi era già provetto suonatore di violino e all’età di ventidue anni, per diventare maestro di cappella, entrò nel Conservatorio della Pietà dei Turchini il 14.6. 1764, studiando con Lorenzo Fago e Pasquale Cafaro quando già aveva avuto a maestro anche Francesco Paolo Insanguine, morto il 24 dicembre 1771 e fratello del più noto Giacomo detto comunemente Monopoli, e soprannominato da Paisiello maestro delle pezze, perché si dedicava anche a rinforzare i deboli spartiti altrui.       Il V. W., rientrando a Monopoli il 1773, litigò con Giacinto Insanguine, della Congregazione del Purgatorio e maestro di cappella di quella città dal 1772. Nel 1773 Onofrio V. W. successe al suo maestro F. P. Insanguine e nel 1774, festeggiandosi la riedificazione della Cattedrale, musicò un dramma dal titolo La devozione del Cielo su libretto del paolotto Pasquale M.Freda che l’arcidiacono Cosimo Tartarelli ha, con encomiabile consapevolezza, ristampato nella Stella di Monopoli (gen.- giu. 1966), temendo, giustamente, che la copia manoscritta in suo possesso e quella stampata, custodita presso la Biblioteca Comunale Rendella di Monopoli, fossero insufficienti a tramandare ai posteri e agli studiosi una testimonianza così importante, sia dal lato storico che da quello artistico-religioso. Da Onofrio Van Westerhout nacquero Giuseppe (che compì gli studi di violino nel Conservatorio di Napoli dal 25.4.1781 all’aprile del 1789) che prese il posto di Maestro di Cappella, alla morte del padre (fine dicembre 1832; registro dei conti della Cattedrale in Conversano); Luigi che fu ottimo suonatore di corno da caccia e Nicola che tenne scuola di musica in Monopoli e in Mola. Da altri documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Bari, Nicola, coniugato con Rosa Schiavone, risulta iscritto nel registro della polizia di Monopoli, come carbonaro fin dal 1818. Costui denunziò a Mola la nascita di Antonia (1811), Onofrio Napoleone (25.8.1812; il secondo nome fu suggerito dalla vittoria di Napoleone a Smolensk il 17 e il 18 agosto?); Celestino (1814), Gasparo (1815) che si appassionò tanto per la musica da divenire folle (si chiudeva in una stanza e, lontano da tutti, emetteva note divine per cui molti si soffermavano ad udirlo, ma egli appena si ‘sentiva’ ascoltato, troncava il pezzo e fuggiva). Morì giovanissimo. Inoltre, Giuseppe, (1822), Raffaele (1825), mentre a Monopoli denunziò la nascita di un’altra figlia, Antonia, (8 maggio 1817, atto n.143), esperta in musica e andata sposa a un certo Schiavone.  A questa, forse, fu dato il nome di Antonia per la morte prematura della primogenita nata il 1811 a Mola. Fatto il punto, occupiamoci di Nicola, che, a mio modo di vedere sovrasta tutti gli altri della famiglia con la sua personalità di artista. Una conferma a quanto da noi ritenuto, l’abbiamo da quanto riporta Matteo Incagliati in “Figure Meridionali d’altri tempi” e Guido Pannain in “Ottocento Musicale Italiano” (Milano, Curci, 1952, pag. 154). Dello stimatissimo critico napoletano riporto il brano che ci interessa: “(…) Col Cimbelino, rappresentato all’Argentina di Roma nel 1892, il van Westerhout diede alla scena italiana un’opera solida e sostanziosa che avanzò i tempi. Ebbe accento espressivo, sobrio e riguardoso. Lirico e riflessivo, serio e sensibile, aveva un suo modo di concertare i suoni e modellare periodi musicali, come aveva una sua particolare distinzione nell’apparire e nel farsi notare in pubblico”. E così conclude il critico napoletano: “(…) Né l’amore del teatro lo distolse dalla musica strumentale pura e scrisse sonate per pianoforte, una delle quali dedicata al Brahms che il van Westerhout fu tra i primi, in Italia, a conoscere e valutare. Mirava in alto ma non gli fu dato di attingere all’altezza a cui tendeva. Gli mancò un potere inventivo da imporre e rimase sospeso nel limbo dei mancati”.  Detto questo mi corre l’obbligo di rettificare l’errore più frequente che si rileva in quanti si sono occupati del Musicista. Si tratta della data di nascita. Per A. della Corte e M. Gatti ( Dizionario di Musica, Torino, Paravia, 1956, 5ª ed. pag. 692), è nato il 1862; Carlo Villani in “Scrittori ed Artisti Pugliesi” (Trani, Vecchi, 1904, pag. 1129), dice altrettanto; e così il La Sorsa nella “Storia di Puglia” (Bari, Tip.Levante, 1962, vol. VI, pag. 203), (“morto a soli 36 anni”, quindi lo dà nato nel 1862). “E’ nato nel 1862”, dice Carlo Schmidl, in “Dizionario Universale dei Musicisti” (Milano, Sonzogno, 1925) e lo dà “nato a Mola, figlio di un Olandese”. Nel “Dizionario Ricordi della Musica e dei Musicisti” (Milano, 1959), si apprende che nacque nel dicembre del 1862. Così pure nella “Grande Enciclopedia Popolare”, (Milano, Sonzogno, vol. 22), si trova lo stesso errore; così dicasi del “Dizionario Enciclopedico Moderno Labor”, 1954; Lancillotti “Vite di Musicisti” ( Palombi Ed., 1954), e così l’Incagliati e qualche altro. Ma nessuna colpa si può addebitare ai nominati studiosi se a farli cadere in errore, a somiglianza di Grétry (1), fu proprio il Musicista. In una lettera a Colautti, pubblicata ne La Vita di Roma (n. 270 del 28.9.1909), V. W. scriveva: “(…) Voi mi chiedete qualche dato biografico, e chi meglio di voi sa di me e della mia bersagliata carriera ? Vi confesso che la vostra domanda mi ha alquanto meravigliato. Non conoscete forse solo la mia età ed eccovi accontentato. Nacqui a Mola di Bari nel dicembre del 1862, come vedete la mia vecchiaia mi è alle spalle. E’ doloroso però che sin dal 1875 ero ancora a San Pietro a Maiella, dove sono stato appena due anni, completando l’intero corso di contrappunto, fuga, composizione, scrissi la prima opera ‘Tilde’ su libretto di Golisciani. Doveva rappresentarsi al Bellini il ‘77 o il ‘78, non ricordo bene, nell’epoca in cui s’inaugurò quel teatro e fin d’allora ebbi il primo colpo al cuore, quando per intrighi non fu rappresentata. Poi venne la volta del ‘Cimbelino’, e voi ne sapete tutta la triste storia. Poi quella del ‘Fortunio’, e voi idem. Sapete tutto. Colautti mio, che volete che vi dica? Sapete pure che alla mia ‘Colomba’ tengo tanto. Sapete infine come sia straziato il mio cuore di artista fra tante ingiustizie, fra tanti dolori (…)”.

Invece Nicola Van Westerhout nacque il 17 dicembre 1857, a Mola di Bari, dal musicista Onofrio Napoleone, nato anch’egli nella stessa città e non in Olanda, come sostiene Schmidl e qualche altro. Questa rettifica potrebbe far nascere comprensibili sospetti, perciò riporto l’atto di nascita del Nostro che ho ricavato dal Registro degli atti di nascita del 1857 del Comune di Mola di Bari (Archivio di Stato di Bari, Fondo Stato Civile, fascio n. 1466, foglio n. 386). Eccolo: “L’anno mille ottocento cinquantasette il dì diciannove del mese di dicembre alle ore otto e tre quarti antimeridiane avanti di noi Rocco Pesce sindaco e uffiziale dello stato civile di Mola, Provincia di Terra di Bari, è comparso D. Onofrio Van Westerhout di D. Nicola di anni quarantaquattro di professione maestro di musica domiciliato in Mola, il quale ci ha presentato un maschio che abbiamo ocularmente riconosciuto ed à dichiarato che lo stesso è nato da D. Teresa Montini di D. Giuseppe sua legittima moglie di anni trentotto, domiciliati in Mola di Bari e da lui dichiarante di anni come sopra, di professione come sopra, domiciliato come sopra, nel giorno diciassette del mese di dicembre anno corrente alle ore undici pomeridiane nella casa dei suddetti coniugi strada Morgese. Lo stesso inoltre ha dichiarato di dare al neonato il nome di Nicola. La presentazione e dichiarazione anzidetta si è fatta alla presenza di D. Raffaele De Santis di anni ventisei di professione proprietario regnicolo domiciliato in Mola e di D. Giuseppe Fanizza di anni quarantanove di professione scrivente regnicolo domiciliato in Mola, testimoni intervenuti al presente atto e da esso Signor. D. Onofrio Van Westerhout prodotti. Il presente atto è stato letto al dichiarante ed a’ testimoni, ed indi si è firmato da noi, dal dichiarante e dai testimoni Onofrio Van Westerhout, Raffaele De Santis, Giuseppe Fanizza, R. Pesce. Il parroco di S. Nicola ci à restituito nel dì ventiquattro di dicembre anno corrente, il notamento che gli abbiamo rimesso nel dì diciannove, anno suddetto in piè del quale à indicato che il Sacramento del battesimo è stato amministrato a Nicola Van Westerhout nel giorno ventidue detto del quale si è accusato la ricezione. L’ufficiale di stato civile R. Pesce”. Onofrio Napoleone ebbe dalla moglie Teresa Montini, oltre a Nicola, altri cinque figli: Rosa (nata nel 1850), Vincenzo (1853), Angela Maria (1855), Antonia (1860), Giuseppe (1862, in seguito anch’egli musicista). Onofrio Napoleone, a sua volta, diventò maestro di cappella ed esercitò nella città dove nacque. Compose alcuni lavori fra i quali un poema il cui manoscritto è posseduto dal prof. Nicola Uva di Bari, ex sindaco di Mola. Altri V. W. si trovano a Monopoli: Porzia figlia di Giuseppe e di Iacovazzi Lucrezia nata il 19 ottobre 1848 (atto n. 324); Antonia (19.3.1844, atto n. 175); Onofrio, (9.1.1856, atto n. 12), per dimostrarci che i V. W. non vissero esclusivamente in Mola dopo il primo trasferimento da Monopoli. Essa è comunque una stirpe di virtuosi di musica da molte generazioni e per di più pugliesi veraci. Indubbiamente su tutti sovrastò Nicola che, terminato il liceo nella sua città, dopo aver studiato anche a Monopoli (1870) si recò a Napoli nel 1874 studiando prima con Niccola De Giosa e poi con D’Arienzo a San Pietro a Maiella.

Composizioni: Fortunio, 3 atti (Milano, 1895); Colomba, 4 a. (Napoli, 1923); Tilde, (non rappresentata); Cimbelino, 4 a. (Roma, 1892); Doña Flor, 1 a., dedicata a Mola (sua città natale, 18.4.1896, per inaugurazione Teatro, che sarà poi a lui intitolato. (2); (Conserviamo il libretto scritto a mano, servito per quello a stampa, per i tipi dell’Avellino e C., 1896; l’opera, nel 1952, fu rappresentata al Petruzzelli (recensione e interpreti vedi: A. G., Il Teatro Petruzzelli, Ed. F.lli Laterza,1982). Compose due sinfonie, un concerto per violino e orchestra, altre composizioni orchestrali, sonate e romanze. Nel 1892 il Consiglio Provinciale di Bari lo fregiò di medaglia d’oro e nei giorni 5 e 6 giugno dello stesso anno al Teatro Piccinni di Bari diresse due grandi concerti orchestrali con la partecipazione di professori del massimo teatro napoletano. Il programma comprendeva nella prima parte: Ouverture in re min, di Nicola Van Westerhout – Brano sinfonico del Roland di Nicolò Piccinni, Menuet per archi di Rameau, Badinerie per archi di Corelli, Ouverture n. 3 Eleonora di Beethoven. Seconda parte: Largo di Handel – Serenata per archi di Nicola Van Westerhout, Ronde d’Amour e preludio dell’opera Cimbelino di Nicola Van Westerhout, Sinfonia dal Rienzi di R. Wagner. Nel 1897 fu professore di armonia nello stesso conservatorio dove aveva studiato da allievo, dimorando nella città partenopea con la sorella Rosa e il fratello Vincenzo anch’egli docente nello stesso conservatorio. La sera del 21 agosto del 1898, in Piazza del Popolo a Roma, la folla acclamava il maestro Alessandro Vessella che, ancora chino sulla pedana per ringraziare degli applausi gli ascoltatori, tentava di esimersi da un bis che gli veniva insistentemente richiesto. A Vessella sembrava un po’ strano questo comportamento del pubblico; ma gli applausi diventarono di tale intensità da indurre il maestro a concedere il bis richiesto. La ragione di tanto entusiasmo stava nel fatto che l’uditorio aveva gradito e voleva gustare nuovamente i due pezzi eseguiti prima: Ronde d’Amour e Ma belle qui danse di Nicola Van Westerhout. Alessandro Vessella, maestro dalla mente aperta e di fine sensibilità, assecondò il desiderio degli amatori presenti; e si augurò che l’Autore, suo carissimo amico, si trovasse fra gli ascoltatori per riscuotere quel giusto premio fatto di consensi, di simpatia e di applausi. Ma Nicola Van Westerhout non era in Piazza del Popolo quella sera.  Egli era a Napoli. Assistito amorevolmente dall’amico G. M. Scalinger, lottava contro un male che lo trascinava inesorabilmente alla tomba. I sogni e le speranze del musicista molese venivano troncati crudelmente da una sorte avversa. A Roma si smorzavano le ultime note della sua musica e a Napoli si spegnevano gli ultimi suoi sospiri. (riproduzione riservata) – a. g. – 1968

 

(1) Grétry nelle sue “Mémoires ou Essais sur la musique…”; (Paris, De l’Imprimerie de la République, Pluviose an V., 1° tomo, pag. 3), dice di essere nato l’undici febbraio 1741, mentre, da ricerche fatte, risulta nato l’otto febbraio dello stesso anno.

(2) Il compositore brasiliano Ioậo Gomes Iunior, dopo aver studiato al Conservatorio di Milano con Giuseppe Mascardi e Cesare Dominicetti, rientrò in Brasile e il 22 settembre del 1906, nel Teatro Sant’Ana di Sậo Paulo faceva rappresentare la sua prima opera Foscarina su libretto di I. Queirós Filho. Il compositore brasiliano, suggestionato dall’opera del maestro molese, fu oggetto di una violenta campagna giornalistica ostile, ma l’opera ebbe dal pubblico felice accoglienza. (Luiz Hector, 150 Anos de Música no Brasil,. Rio de Janeiro, José Olimpio, 1956, pag. 208).

 

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