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Civiltà musicale pugliese

PASQUALE LA ROTELLA

Nacque a Bitonto il 26 febbraio 1880.
A quattro anni la passione per la musica lo portò a seguire le bande per le strade per godersi le marce che poi riproduceva con uno zufoletto, comprato con qualche soldo “pizzicato” dal borsellino materno.
A sei anni fu scelto per far parte di una banda di piccoli, esibendosi a Palo del Colle non solo come ottavinista, ma anche in assoli con accompagnamento del complesso bandistico.
Fu compensato con una pagnottella imbottita.
A nove anni entrò nel Conservatorio di San Pietro a Maiella dopo aver vinto, su 21 concorrenti, la piazza gratuita per un posto vacante nella scuola di flauto, tenuta dal maestro Italo Piazza.
Presiedeva la commissione il maestro De Nardis, autore, fra l’altro, delle “Scene Abruzzesi”, e maestro dell’autorevole critico Guido Pannain. Il De Nardis, avendo riscontrato nel ragazzo doti musicali eccezionali, ottenne la deroga al regolamento per la minore età.
Diplomatosi in flauto a soli 13 anni, fu subito ammesso (come esterno) alla scuola di pianoforte studiando con Romaniello; quindi a quella di composizione con D’Arienzo, il coltissimo didatta di Van Westerhout, e a quella di organo con il celeberrimo Marco Enrico Bossi. I conseguiti progressi lo arricchirono d’entusiasmo, anche se, a somiglianza di molti altri musicisti, la povertà gli era compagna; chiese un aiuto al municipio di Bitonto e ne ebbe un netto rifiuto.
Poiché non era facile studiare con la cinghia stretta e con qualche misero guadagno suonando e istruendo, si adattò anche a suonare il pianoforte in un “café chantant”.
Contemporaneamente accettò la proposta del De Nardis di strumentare, armonizzare e dirigere l’opera in un atto: “Rococò” di Gianturco junior.
Per questo guadagnò una favolosa somma: 500 lire.
Il risultato fu clamoroso: il quotidiano “Roma” lo definì “il piccolo Mugnone” (15 anni); ma, per essersi esposto a pubblico giudizio, violando il regolamento, fu espulso dal Conservatorio, nonostante le congratulazioni del ministro stesso che lo silurava.
A 16 anni diresse una stagione lirica al “Teatro Umberto” di Bitonto, dove conobbe il cav. Deo Pannone, divenuto poi suo mecenate. Riammesso al Conservatorio napoletano, a 18 anni conseguì quattro diplomi.
Con la preziosa collaborazione poetica di Armando Perotti, su trama di V. Fione, musicò l'”Ivan”, prima sua opera, che venne eseguita in prima assoluta al Teatro Piccinni il 20 gennaio 1900 bissata per altre dieci sere consecutive.
Successo strepitoso che fece felice anche l’impresario Quaranta. Al “Dal Verme” di Milano fu ripetuto il successo di Bari, si ebbe le felicitazioni entusiastiche di Giordano e Franchetti.
Nel 1901 fu nominato direttore della “Schola Cantorum” della Basilica di S. Nicola, vincendo il concorso ministeriale proposto e
sollecitato da Mons. Olderisio Piscicelli nel 1900.
La Rotella, dopo le sue dimissioni del 1911 consigliò, come suo successore, D. Cesare Franco, altra bella figura di musicista.
In un’atmosfera di alto prestigio artistico, che l’impresario Quaranta sapeva dare alle sue indimenticabili stagioni, l’ll aprile 1903 veniva data al Petruzzelli la “Dea”, in 3 atti su libretto di Goffredo di Crollalanza, padre dell’attuale senatore. (Tempi d’oro: la poltrona costava L. 1,25).
Nel 1904 sposò Angela Scannicchio, ottima dilettante di musica vocale e dotata di una bellissima voce da soprano, che lo aiutò nella preparazione della “Fasma”, opera che Sonzogno stampò e fece rappresentare con felice esito nel 1908.
La “Fasma”, magistralmente diretta da Tullio Serafin, ebbe per interpreti principali la celebre Emma Carelli, il tenore Giorgini e il baritono Rapisardi.
Le cronache del tempo ricordano fra gli entusiasti e plaudenti Umberto Giordano, lieto di mostrare il suo affetto e la sua considerazione per un giovanissimo collega della sua fertile Terra di Puglia.
L’andata in scena dell’opera venne annunziata da un lungo articolo di Giovanni Capaldi, da Milano, sul “Corriere delle Puglie” del 28 novembre 1908 in prima pagina. Tutta la stampa milanese riconobbe in La Rotella una valida promessa per il teatro lirico italiano.
Ed al successo di “Fasma” seguì quello di “Corsaresca”, opera in tre atti su libretto di Cavacchioli, vincitrice del Concorso Nazionale della Corporazione dello Spettacolo e rappresentata al Teatro Argentina nel 1933. Il successo della “Corsaresca” fu consolidato da due dei più autorevoli critici del tempo: i maestri Alceo Toni e Mario Labroca.
Scriveva il primo ne “Il Popolo d’Italia”, all’indomani della prima: “…E’ un’opera sgorgata certo spontaneamente come si dice, dal cuore. Non risente di alcuno sforzo mentale, non è contratta e rattrappita in forme concrete, non ha vuoti pseudoromantici. E meritava le accoglienze ricevute”.
In un quotidiano romano Mario Labroca scriveva: “…In “Corsaresca ” non avverti mai lo squilibrio che è frutto della incertezza, così come non senti mai il cadere dell’opera nella volgarità. Si sente quale passione ha animato l’Autore durante il lavoro della creazione, quale entusiasmo gli ha creato. Specie nel 2° atto, nel duetto d’amore, noi avvertiamo un respiro più vasto, uno svolgersi della linea melodica individuabile… Il successo è stato grandissimo – concludeva Labroca -, applausi a scena aperta e circa trenta chiamate all’autore ed agli interpreti”.
Dopo il 1933, vinse il concorso nazionale a direttore del Liceo Musicale “Niccolò Piccinni”, fondato dal benemerito maestro Giovanni Capaldi. La Rotella, alternando tale carica, che mantenne fino al 1949, con la direzione degli spettacoli lirici di Montecarlo, riuscì a dirigere concerti della stagione sinfonica con direttori come Toscanini, R. Strauss, Charpentier, Mitropulos. Quest’ultimo, dopo averla eseguita nel 1936 alla presenza di un pubblico in delirio, battezzò la “Suite sinfonica Corsaresca” in 5 tempi: “musica vivente, vera musica”.
Su libretto di Rossato compose poi la “Manuela” che venne data con grande successo al “Théàtre de l’Opéra” di Nizza il 1948 e al Petruzzelli dieci anni dopo.
Abbiati, in occasione della prima, nel “Corriere della Sera” scrisse: “Pascà, brutto (ma sarà vero?) e geniale (questo sì) ha un successone a Nizza”.
A Bari al “Petruzzelli” bissò tale successo nel 1951 e nel 1958.
La Rotella lasciò non rappresentate “Vincenzella” su libretto di E. Cavacchioli e “Maria di Trento”. Compose pure “Mattino della Montagna”, bozzetto campestre (1928); “Preghiera della Vergine” per orchestra su testo di H. Nazariantz, “Tota pulchra” per coro femminile, orchestra e organo su testo di G. D’Annunzio, “Poema Sinfonico” eseguito dall’orchestra della RAI nel 1955, “Stabat Mater” dedicato al pontefice Pio XII ed eseguito dal benemerito maestro Biagio Grimaldi il 29 aprile del 1960 nella Chiesa di San Domenico.
La manifestazione di affetto e di entusiasmo, che il pubblico tributò al compositore presente alla esecuzione, fu il migliore premio per il maestro La Rotella, che da qualche mese aveva superato gli ottant’anni.
Romantico anche per il sempre avido bisogno di cantare, il La Rotella seppe creare quella magica atmosfera che soltanto il melodramma dei nostri migliori musicisti sa dare.
Fra le sue belle pagine basterebbe far rivivere la trascinante marcia della “Fasma” per dare una pallida ma sufficiente idea dell’ampia ispirazione accoppiata a felice inventiva.
Temperamento schiettamente operistico, ancorato saldamente alla tradizione, La Rotella seguì, pur restando personalissimo, l’indirizzo dei grandi che lo avevano preceduto.
Non rinnegò mai la lezione di quelli che elesse a suoi “maestri” spirituali e li additò sempre come esempi da seguire, come fari di luce nel crepuscolo musicale incombente; ma le sue opere giacciono negli scaffali, per cedere il passo, nel nostro teatro lirico, a nuovi conati di estetismi deliranti…
E quando dovette subire un discutibilissimo e doloroso provvedimento, il maestro Capaldi ebbe a rincuorarlo dicendogli: “…però nessuno può mettersi a riposo nel mondo dell’arte”.
Ma La Rotella non fu soltanto compositore: dal 1933 al 1950 fu direttore stabile dell’Opéra di Montecarlo e dal 1912 al 1955 svolse una densissima attività di direttore d’orchestra al Teatro Petruzzelli, al Teatro Piccinni e saltuarie direzioni al Regio di Parma, al Comunale di Bologna, al Massimo di Palermo, al Reale del Cairo, al Gran Liceo di Barcellona, al Verdi di Trieste e di Fiume, al Massimo di Budapest, al Teatro dell’Opera di Nizza, al Bellini di Catania ed altri teatri della Francia, del Belgio e del continente americano.
Mostrò pure di essere un trascinante oratore, commemorando nel 1928 Niccolò Piccinni nel secondo centenario della nascita, riesumando e dirigendo la “Cecchina” nel Nostro Comunale.
Il 23 maggio del 1953 al Teatro Petruzzelli commemorò Mercadante in occasione della rappresentazione de “Il Giuramento”. E fu anche un emerito didatta, dal quale uscirono uomini come il maestro Giovanni Capaldi, il compositore Pasquale Di Cagno, Franco Casavola, Rotondo, Gentili ed altri.
A sintetizzare la carriera direttoriale di P. La Rotella, affermatosi fra i maggiori maestri d’Italia, v’è la testimonianza di Antonino Votto, uno dei più rinomati direttori, spesso sul podio della Scala, il quale ebbe a dire di Lui: “Mi onoro di essergli stato un sostituto”.
Nel 1911 portò al trionfo “La Fanciulla del West” al Petruzzelli, e in quell’occasione il grande Puccini gli indirizzò una lettera che fu tra le più care conservate dal maestro.
A 83 anni, il 21 marzo 1963, Pasquale La Rotella, assistito amorevolmente dalla figlia Wanda, chiudeva la sua parentesi terrena.

Alfredo Giovine

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