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Bari

Rivolta del Pane: la verità su Vagghie Vagghie!!

In un articolo apparso in Gazzetta Bari del 5.3.2014, a firma Carlo Stragapede, il giornalista annuncia la recita di una commedia di Nico Salatino, su fatti e disordini avvenuti, a causa del rincaro del dazio sulla farina, a Bari, il 27 e 28 aprile 1898. La commedia si rifà alle cronache riportate da Ogon, Melchiorre ed altri, alle quali, chiunque si sia occupato di tali eventi, si è rifatto. Un ritrovamento provvidenziale, quindi fonte attendibile, ha riportato alla luce, cronaca, fatti e personaggi. Una nostra replica inviata l’8 successivo, a “Lettere alla Gazzetta”, non ha trovato accoglienza e pubblicazione. La riportiamo per opportuna conoscenza dei fatti realmente accaduti.

Il simbolo erano le lattughe!

Mi riferisco all’articolo “Anna Quintavalle – la Portapannère” apparso in Gazzetta Bari del 5 marzo u.s., a pag.VIII, a firma Carlo Stragapede.
Innanzitutto va detto che la commedia scritta da Nico Salatino è liberamente tratta da un racconto, liberamente scritto da Ogon (Nicola Gonnella) e, riportato in Momenti Baresi (1965, per i tipi di Savarese).
Esso è stato ripreso più volte da vari “storici” locali, senza che alcuno abbia mai verificato fatti e fonti; fonti, peraltro, mai riportate, meglio, ognuno ha fornito versioni diverse con deduzioni personali e privi di “condizionale”.
Da noi, è prassi abituale prendere per buona qualsiasi nota e, quindi, fare proprie notizie altrui, senza opportune verifiche e riscontri, la cosa si ripete anche per fotografie e documenti, anche in esclusiva.
Ma veniamo ai fatti che illustreremo con il supporto, in anteprima, dell’unica e inedita fonte documentaria, almeno per il momento.
Il 27 e il 28 aprile 1898, collaboratori di G.A. Lo Monaco, direttore dell’Apulia, (Rivista Settimanale di scienze, lettere, arti, politica, commercio e sport, con sede in via Latilla 23, 2° piano), sono in giro per la città a raccogliere commenti e testimonianze dei protagonisti dei tumulti, dei disordini, dei danni provocati da baresi, insorti a causa dell’aumento del dazio della farina. Il giorno dopo, il 29, la rivista esce con il n.13 (pagg. 169-176).
apulia rivolta pane 1898Una copia di detta rivista è nell’archivio del “Centro Studi Baresi”  di chi scrive ed è a disposizione di “scettici”.
Si tratta di otto pagine di cronache, di commenti, analisi delle cause, relazioni e interventi nella sala del Municipio, riflessioni economiche, insomma tutto quanto accaduto in quei due nefasti giorni.
Ma i protagonisti dei moti, “la Portapannère” ?, “la Anna Quintavalle” ?, “Vàgghie Vàgghie”? Ci arriviamo.

Alfredo Giovine di tale avvenimento, per le scarse fonti, si limitò a registrare solo il famoso detto coniato dal popolino barese, che peraltro ha riportato in grafia barese semplice e comprensibile da tutti e non scritto a “coda di volpe”, come usano fare i più, neanche in barese “desueto” e tanto meno come è stato trascritto dal giornalista Carlo Stragapede (al quale rivolgo un benevolo invito a consultare la grammatica barese di Alfredo Giovine, per non incorrere in grossolani errori grammaticali).
Uno per tutti il suo “cuss jè u ssang”: se non si mette una h (acca) alla g, la parola non potrà mai assumere il tono gutturale che il barese dà al sangue, altrimenti si leggerà come “mange”, “dange”, “funge”; quindi “iè ssanghe”; anche il j è segno estraneo all’alfabeto italiano e latino e si pronuncia correttamente ‘gi’.
Il detto, va scritto in barese corretto, quindi : “Am’a scì meràgghie meràgghie, am’a scì a brescià Vagghie Vagghie” (dobbiamo andare muraglia muraglia, dobbiamo andare a bruciare Vaglio Vaglio; con riferimento all’attrezzo usato per setacciare la farina).
Dunque, a seguito di un “miracoloso” ritrovamento, possiamo porre un punto fermo a tali “presunte” affermazioni.
E quindi come sono andate le cose e chi era questa o questo Vagghie Vagghie, ce lo dice appunto il cronista dell’Apulia al quale cedo la parola.

A pag. 172, egli scrive: (…) “ La mattina del 27, fin dalle 5, le strade della città, massime della città vecchia, erano animatissime. Gruppi, capannelli, si fermavano a discutere animatamente per le vie, avanti i negozi di pane e di paste. I gruppi man mano si allargano, diventano folla e la raffica assume ben presto le forme di tempesta. L’agglomerato massimo era presso il negozio di pane e farine di Onofrio Fanelli, detto Vagghh Vagghh (sic! Siamo nel 1898, figurarsi!), alle spalle del seminario. Alcune donne erano andate a comprare della farina, presso detto negozio, dove era la moglie del Fanelli, ma rimasero dolorosamente sorprese quando seppero che il prezzo era di soldi dieci al chilo non più di soldi nove.” Continua il cronista “ (…) La turba cresceva, diveniva minacciosa, perché la causa era grave, la provocazione era gravissima, perché il Fanelli, pochi giorni prima aveva fatto sfoggio di grandi ricchezze, in occasione del matrimonio del figlio, cui aveva assegnato diecimila lire.” E continua (…) “Viene il Fanelli che, alle richieste delle donne risponde con insulti e con indecentissimi segni. Accorrono le donne del quartiere S. Pietro e il vocìo assunse vere forme di tumulti. Dal Sindaco, dal Sindaco, si grida e una corrente, una fiumana di donne, di bambini, di monellacci, attraversando il labirinto della vecchia città, si avvia verso la casa del sindaco in via Putignani (Giuseppe Re David, abitava al 141, n.d.r.). Come è naturale, la folla nel cammino si raddoppia, si moltiplica. Si vedono tronchi di bandierucce da bambini, fazzoletti e marmocchi, ma il simbolo era la lattuga(e non la bandiera, non il sacco di iuta, n.d.r.).

Quindi, vagghie vagghie era il soprannome del panettiere Onofrio Fanelli e non di una donna. Degli altri protagonisti la vicenda non si hanno certezze, almeno sino a quando non salteranno fuori fonti attendibili.
E mi fermo qui, anche se sarebbe interessante analizzare le altre questioni che egli, il cronista, affronta dal punto di vista, economico, sociale e soprattutto politico, avanzando ipotesi di “complotti” simili a quelli della nostra “seconda repubblica”.  “Munne iève, munne iè, munne av’a ièsse”.

Ma di spazio e di pazienza ne ho già presi tanto. Ma basterà ?

 (riproduzione riservata)                                        Felice Giovine

Rivolta pane 1898 web 1898 stazione occupata militari

Didascalia foto:

Le foto mostrano il corso Vittorio Emanuele, con il chiosco del Serino con i carri colmi di sacchi di farina in distribuzione alla popolazione insorta, la stazione ferroviaria occupata da militari (Illustrazione popolare, 15.5.1898) e la testata della rivista “Apulia”. (riproduzione riservata – archivio Giovine).

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