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Civiltà musicale pugliese

Teatro Bolscioi di Mosca

Precisazioni sulla nascita

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Le frequenti tournées di compagnie sovietiche di canto e di balletti continuano a destare curiosità ed interesse da parte del pubblico. Quando la stampa fa cenno all’appartenenza di tali disciplinati complessi al Teatro Bolscioi, come un ritornello fa riferimento alle fastose manifestazioni svoltesi in occasione dei duecento anni di vita del Teatro celebrati ufficialmente il 1976.

Non era nelle mie possibilità di far conoscere a quei programmatori in quale errore stessero per incorrere. E se l’avessi potuto fare mi avrebbero dato ascolto?

Comunque, anche se mi accingo a farlo con ritardo, quanto esporrò servirà a dimostrare che il Bolscioi è molto più giovane di quanto si creda. Basterà provarlo con una sintetica elencazione di fatti e avvenimenti verificatesi dagli albori della vita musicale colta in Russia con l’arrivo a Mosca dell’organista italiano Giovanni Salvatore nella metà del XV secolo.

Soltanto nel 1648 risultava a Corte una “sala di divertimenti”, primo passo verso un vero teatro di Corte (Palagio della Commedia) inaugurato il 17.10.1672, con il dramma “L’impresa di Artaserse” di Gregori, precedendo di un trentennio il baraccone di legno “Sala di Teatro” aperto al pubblico il 14.12.1702,  nella Piazza Rossa di Mosca.

Morto Pietro il Grande si dovette attendere la salita al trono di Anna Joannovna (1730-1740) perché si verificasse il dominio incontrastato della musica, dei musicisti e degli artisti italiani, periodo denominato “Italomania”.

La rivista moscovita “Archivio Russo” (in russo, 188, t.I) riporta le preziose relazioni degli inviati di Pietro il Grande sullo stato della musica in Italia. Un interesse mai sopìto e in crescendo lo si rileva anche da relazioni e scritti sulla musica del principe Boloselsky (Pietroburgo 1757 – id. 1809), ambasciatore della Corte di Russia in Italia (Torino, poi  a Dresda), cultore di musica, amico di Voltaire e di Rousseau.

Egli nel relazionare dall’Italia alla sua sovrana, informava altresì che “tutta l’Europa riconosce la preminenza della musica di questa nazione (Italia) su tutte le altre”. Ed infine metteva in evidenza altri due caratteri degli italiani “ (…) la più grande facilità a commuoversi e a commuovere con la musica. (…) Piccinni è come una forza che si spande senza posa e che non si esaurisce mai (…) Egli è ritenuto il più perfetto dei musicisti attuali”.

Ora, il primo apporto venne dato da Tommaso Ristori giunto a Mosca il 15.2.1731, nuovo stile con la costruzione di un nuovo Teatro al quale fecero seguito l’edificio “Casa dell’Opera” e quello del “Teatro Tedesco” eretti nel 1742 per merito di Elisabetta Petrovna (1741-1761).

L’interesse del pubblico per il melodramma italiano stimolò G.B. Locatelli ad erigere un altro Teatro dell’Opera (ucase, autorizzazione imperiale dell’8.5.1758) e inaugurato il 29.1.1759 (n.s.) con “La calamita dei Cuori” di Galuppi.

La rivalità fra le due imprese fece sì che la “Casa dell’Opera” si assicurasse l’ambìto impegno di festeggiare l’incoronazione di Caterina II rappresentando “Il povero Yurca” di Starzer, un balletto sconosciuto anche a storici russi, francesi, inglesi e italiani.

Nel 1765 la “Casa di Educazione” creata da Caterina II nel maggio del 1763, concesse al colonnello N.S. Titof di svolgere attività teatrale e l’uso del “Teatro Yaosa” (Palazzo Glovin).

A sua volta Titof cedette i suoi diritti agli italiani Belmonti e Cinti che credettero di utilizzarli meglio attivando il “Teatro della Znamenka” (Casa Vorontzof). Ma durante il periodo della rivolta di Pugacev e della peste, i due impresari scomparvero e sullo scorcio del 1772, l’italiano Melchiorre Groti (E. Lo Gatto lo considera erroneamente straniero) prese il loro posto.

Più avventuriero che messaggero dell’arte italiana, il Groti si associò al principe Urusof, governatore di Mosca, allo scopo di trarne intuibili vantaggi, ma pur essendo italiano, una notte se la filò …all’inglese, portando con sé parecchia roba, non tutta sua.

All’appello del principe, questa volta Groti non si ripetè come Paganini e fece …l’indiano (anche qui erra Lo Gatto dando altra versione).

Preoccupato per la propria inesperienza e per le insidie del mondo dello spettacolo, Urusof credette di porre riparo alla situazione associandosi all’impresario inglese Maddox (Gazzetta di Mosca 19.2.1776).

Il 17 marzo seguente i due soci chiesero la concessione di esclusività per gli spettacoli da dare nell’ex capitale per 10 anni. La richiesta venne accolta con l’obbligo di costruire “entro e non più tardi di cinque anni un teatro in pietra (…) che abbia un aspetto che serva di ornamento alla città” (Gastef, Descrizione statistica di Mosca, Mosca, 1841, p. 193).

I due procedettero immediatamente al rinnovo e alla riapertura del “Teatro della Znamenka” dando numerose rappresentazioni con successo.

Ma il 27.2.1780, mentre si rappresentava la tragedia “Dimitri l’impostore”, il Teatro fu distrutto da un incendio provocando un danno di 77.500 rubli, inducendo Uruzof a lasciar erede di tanto disastro l’operoso inglese (lacunoso e impreciso è L. Poliakova in “Enciclopedia Sovietica della Musica”).

Una volta riavutosi dal colpo mancino, Maddox costruì il Teatro con la concessione del 1776, contraendo debiti per 150.000 rubli.

L’inaugurazione avvenne il 30.12.1780 con “ I girovaghi” di Ablesimov e con ballo misto “La scuola incantata” (o “La scuola dei maghi”) con musiche di Paradis e Steiner (ignorati dal Lo Gatto e da non pochi studiosi stranieri).

Il 1805 l’edificio teatrale andò in fiamme e non fu più ricostruito (O. Tchayanova, Teatr Medoska v Moskve, 1927, in russo).

Per colmare il vuoto fu edificato dall’ing. Rossi il Teatro dell’Arbat in legno, che, inaugurato nel 1808, andò bruciato in parte nel 1812 durante la campagna napoleonica.

Secondo il Lo Gatto, che si è occupato diffusamente del teatro russo e dei teatri di quel Paese, il 30.11.1813, al Teatro Poznjakov “ripresero gli spettacoli con l’opera dell’italiano Fiorenti “Le cantanti di campagna” (ma non esiste un’opera con tale nome e neanche un musicista chiamato Fiorenti. Se il Lo Gatto voleva dire “Le cantatrici Villane” di Fioravanti, queste furono rappresentate per la prima volta in Russia nel 1838 nel Teatro Imperiale di Odessa).

Ed eccoci alla conclusione della rapida carrellata.

Eretti dall’arch. Bove, il 14.2.1824, venne aperto il “Piccolo Teatro” e il 6 gennaio 1825 il “Bolscioi Petrowski” comunemente detto.

Quest’ultimo, nel 1853, bruciò parzialmente e il 20 agosto 1856 prese il nome ufficiale di “Bolscioi” dopo che l’italiano Cavos lo ampliò dandogli l’aspetto che si conserva ancora al giorno d’oggi.

Quindi il Bolscioi non nacque il 1776, ma il 1825, ed ogni altra deduzione non ha alcun fondamento storico..(riproduzione riservata – Alfredo Giovine, 1976, Bari).

 

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