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Bari

Visita Kaiser Guglielmo II

La visita del Kaiser Guglielmo II a Bari

Nel 1904 una notizia sensazionale venne a sconvolgere il normale svolgimento della vita cittadina. L’Imperatore di Germania, Guglielmo II aveva progettato di visitare Bari e parte della Puglia per ammirare le superstiti testimonianze degli Svevi, che di questa terra avevano decantato le bellezze e cantato l’amore profondo per essa nutrito. Venne rispolverato l’orgoglio cittadino attraverso la stampa e i vari comunicati delle autorità e nella città la febbre dell’attesa crebbe a dismisura.
La maggior parte della popolazione aggiornò il suo guardaroba per fare bella figura di fronte all’Imperatore e vennero concesse riduzioni ferroviarie in tutta la regione. I pugliesi volevano vedere in viso l’Imperatore e la colonia tedesca di Bari, capitanata dal console Marstaller, che non dormiva più per prepararsi a ricevere il potente sovrano.
Giunsero un cospicuo numero di navi da guerra italiane e non pochi agenti di polizia tedesca.
Lobuono, Bottalico, Signorile e altri editori baresi stamparono fotografie e cartoline ricordo che si rifacevano alla famiglia reale e all’avvenimento.
Le strade principali vennero addobbate con bandiere e simboli delle due nazioni, specie nel tratto che dal Corso Vittorio Emanuele portava al porto, e presso il Castello venne innalzata una tribuna allo scopo di poter osservare dall’alto il passaggio delle vetture imperiali. Alle 11.30 di martedì 19 aprile 1904, alcuni colpi di cannone sparati per salutare un’autorità locale coincisero casualmente con l’apparizione di una nave. Tutti pensarono che si trattasse dell’Hohenzollern (lo yacht imperiale) e in un baleno si svuotarono tram, carrozze, negozi, scuole, opifici, e tutti di corsa verso il mare per non perdere lo spettacolo.
Il porto, la muraglia e le parti della marina nelle vicinanze del Castello erano gremitissimi e, nonostante fosse mezzogiorno, con il piatto de le vremecìidde a ccìcce (rassodati) sulla tavola di casa, i baresi erano con gli occhi puntati sulla nave che invece di avvicinarsi si allontanava lasciando delusi cittadini e autorità.
Ma l’arrivo reale venne invece annunziato con un manifesto del Sindaco.
Diceva: “Cittadini, Sua Maestà Guglielmo II, Imperatore di Germania onorerà di Sua presenza la città nostra nelle ore antimeridiane di domani 22 corrente. Il Sovrano potente, cortese e cavalleresco, degno nipote del Grande Fondatore dell’Unità Germanica, il Sovrano cultore e protettore delle Arti, viene, in pellegrinaggio intellettuale, a visitare i grandiosi monumenti che ricordano la munificenza di Federico II, il Grande Imperatore Svevo, il cui nome è legato indissolubilmente all’età più fiorente e più gloriosa di questa terra di Puglia (…)
Dal Palazzo di Città, 21 aprile 1904. Il Sindaco (F.to) G. Re David.

Senonché si ripeté quasi la medesima scena del martedì precedente. A causa delle pessime condizioni del mare la nave imperiale si rifugiò con quelle di scorta nel porto di Gallipoli, e ancora una volta i baresi rientrarono in casa deponendo u costùme de combarènze (vestito delle grandi occasioni).
Altro avviso: l’Imperatore giungerà domattina. Ancora un rinvio perché la partenza da Gallipoli fu rimandata sempre per le cattive condizioni del mare.
Ancora: Così, salvo altri contrattempi, Guglielmo II arriverà a Bari oggi (23 aprile 1904), si crede fra le ore 17 e 18, diceva una comunicazione del Corriere delle Puglie.
Forse era la volta buona. Chiusura di opifici, botteghe e scuole, dalla provincia arriva molta gente e dalle ore 14, il Corso, la muraglia e le adiacenze del porto brulicano di gente. Terrazze e balconi vengono addobbati. Gli uomini si rivestono dei loro abiti migliori, altrettanto le signore. Lo spettacolo è impressionante: molti saltano il pasto per vedere l’Imperatore. Continua ad arrivare gente. Sul ‘molo sporgente’ viene allestito un lussuoso baldacchino con drappi, tappeti, bandiere e scudi realizzati dalla ditta Natrella di Bari. Anche qui la gente preme e la forza pubblica con i reparti armati viene letteralmente sopraffatta dalla folla. I due complessi bandistici dell’87° e 88° Fanteria a stento riescono a rimanere uniti.
Alle 15 giunge il sindaco Re David con i valletti in divisa e la giunta al completo. Vola qual¬che cappello per l’intensificarsi del vento e di altri fenomeni atmosferici: “(…) in un’ora sola il barometro ha commesso più pazzie che un intero manicomio in un mese. Ha regalato acqua, sole, vento e tanti altri capricci atmosferici che non è possibile raccapezzarsi”.
Alle 15.45, mentre entra nel porto una nave di scorta, cade un diluvio d’acqua che in¬zuppa la gente da capo a piedi. I tendaggi e le coloriture del padiglione si trasformano in ruscelletti colorati, le tinture dei capelli altrettanto, ma i baresi sono duri: vogliono vede¬re l’Imperatore.
Intanto l’Hohenzollern getta le ancore dietro il muraglione deludendo la folla in attesa che non molla. Vuol vedere l’imperatore.
Le voci s’intrecciano. Il console Marstaller fa sapere che l’imperatore scenderà, ma, verso le 18, è costretto a smentire la notizia. La delusione è indescrivibile, ma i baresi non mollano: vogliono vedere l’imperatore, nonostante siano bagnati a ppùlpe con toilettes e vestiti rovinati.
Alcuni signori e una signora sono più duri dello scafo tedesco. Nonostante il vento, il mare mosso e il cielo nuvoloso decidono di prendere posto in un ‘cutter’ e partono alla volta dell’Hohenzollern. All’imboccatura del porto, per l’incrocio di correnti, il ‘cutter’ sbanda e affonda. A stento i naufraghi riescono a rimanere a galla chiedendo aiuto e dimenandosi.
A poca distanza Michele Manzari con i canottieri del Barion, Caccavallo, Loiacono e Diana, a bordo della sua imbarcazione, riescono a salvare i malcapitati che, con grande spavento e molta acqua bevuta, vengono accolti dalla Torpediniera 146 sulla quale ricevono le prime cure. La signora viene adagiata sul letto del comandante. Nonostante tante disavventure, i baresi vogliono vedere l’imperatore. Improvvisamente questi dà ordine di partire e promette di ritornare l’anno successivo. Alle 15.15, di sabato 23 aprile l’Hohenzollern leva le ancore e parte.
I baresi rimangono male. Avevano dato fondo ai loro risparmi senza avere avuto la soddisfazione di battere le mani e gridare il loro entusiasmo ad un potente imperatore che non conoscevano. La città tutta rimane male. Le autorità e la colonia tedesca si dettero da fare perché il volubile sovrano ritornasse a Bari per cancellare la delusione causata dall’improvvisa partenza. Si scoprirà in seguito la causa dell’improvvisa partenza.
Infatti, l’anno successivo, giunse la conferma e i preparativi cominciarono a prendere vita qualche mese prima dell’aprile 1905. Si ripeté lo stesso programma del 1904. Tutti furono mobilitati.
Lo sbarcadero, con il baldacchino della ditta Natrella venne rimesso a posto con nuovi tendaggi e nuovi motivi decorativi, con la solita palla e grande stella poste alla sommità esterna del manufatto.
L’imperatore visitò Castel del Monte passando per Santo Spirito, Bitonto, Terlizzi, Ruvo, Corato, a bordo di una delle nove automobili della colonna messe a disposizione dalla casa torinese. Ad Altamura fece colazione in un vagone ristorante e proseguì per Bari in automobile.
A Bari visitò il Castello Svevo, la Cattedrale, San Nicola e durante il suo passaggio venne coperto da una pioggia di fiori (e pensare che pochi mesi prima la città era stata colpita da una disastrosa alluvione, febbraio 1905).
Non mancarono numerose bande fra cui anche quella del Kaiser, quelle dell’87° e 88° Fanteria, quella Popolare di Bari e l’altra diretta da Enrico Annoscia, che compose un inno su parole dello stesso imperatore.
Questa volta le cose andarono per il meglio. Per le accoglienze al sovrano tedesco si distinsero, oltre al sindaco, il maggiore Curatolo, Francesco Morfini, il delegato Pietro Donvito e tanti altri. Ci fu una pioggia di decorazioni e soltanto 2000 lire per i poveri.
Le fotografie furono scattate da molti dilettanti, dal sindaco Lembo, da Nino Re David e dal fotografo ufficiale Enrico Bambocci.
(Questa cronaca del viaggio di Guglielmo II in Puglia corregge le inesattezze divulgate da F. Romito dietro ‘informazioni’ di Luigi Sada. Siamo alle solite! Povera storia nostra, inquinata da presuntuose ed errate “revisioni di storia patria” accompagnate da false affermazioni). Alfredo Giovine – 1982 – (riproduzione riservata)

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